in Crowdfunding - Finanza Alternativa
Il 2018 è stato un anno incoraggiante per il P2P lending italiano, guardando sia ai volumi erogati che al numero di operazioni compiute. I finanziamenti erogati dalle piattaforme di questo comparto fintech ammontano ad una cifra vicina ai 60 milioni di euro (contro i 21 dell’anno precedente) e hanno raggiunto ben 254 imprese. Questi numeri sono espressione di un evidente trend di crescita ma per capire fino a fondo la portata e la dimensione del mercato italiano, vanno messi in relazione ad altri mercati europei. Nel 2018, ad esempio, le piattaforme di P2P lending operanti sul mercato francese hanno erogato finanziamenti per 150 milioni di euro. Il ritardo del mercato italiano rispetto ad altri contesti internazionali non riguarda solamente il P2P lending ma in generale l’intero ecosistema Fintech. Anche le società che operano sul mercato italiano dell’equity crowdfunding, del consumer p2p lending o in ambito ICOs registrano volumi ancora sottodimensionati rispetto a paesi come Inghilterra e Francia. L’unica eccezione riguarda l’universo dell’invoice trading; qui i volumi, a causa dei lunghi tempi di pagamento delle fatture commerciali, sono in linea con quelli di altri paesi.
Le dimensioni del mercato italiano del Fintech dimostrano come per le start-up di questo ecosistema ci sia ancora della strada da fare per riuscire a guadagnarsi la fiducia di persone, famiglie e imprese. Nel caso delle piattaforme di p2p lending, guadagnarsi la fiducia delle PMI, qualificandosi come una valida soluzione di finanziamento complementare al canale bancario, sarà una delle sfide più importanti del 2019. Per raggiungere questo scopo, sarà fondamentale riuscire a comunicare efficacemente la propria proposta di valore. Il prodotto offerto dalle piattaforme di P2P lending è simile al finanziamento bancario ma le modalità di accesso sono estremamente semplificate. Gli adempimenti che il cliente deve eseguire per ottenere le risorse, infatti, sono ridotti. Grazie all'uso della tecnologia, i processi di analisi dell’azienda sono molto più rapidi. Tutto ciò si traduce in una riduzione del lead time tra il momento in cui viene fatta la richiesta di finanziamento e l’erogazione dei fondi. In un periodo di incertezza economica e ristrettezza del credito bancario, riuscire ad accedere a soluzioni di finanziamento agili e veloci è cruciale per le PMI.
Un buon modo per fare ciò potrebbe essere, per le piattaforme, estendere la propria offerta oltre il semplice finanziamento. In mercati dove il fintech mostra già segni di maturità, come UK o Stati Uniti, molti player originariamente focalizzati su un solo prodotto (il finanziamento ammortizzabile) ora hanno un portafoglio prodotti più vasto e offrono soluzioni che riescono a coprire una molteplicità di bisogni finanziari delle imprese. Non bisogna dimenticare, però, che le fintech sono, nella maggior parte dei casi, aziende di recente costituzione. Se è vero che, nella macro-categoria delle start up, sia in Italia che all'estero, sono proprio le fintech a ricevere le maggiori risorse di capitale dai fondi di Private Equity o di Venture Capital, è altrettanto vero che per queste riuscire a raggiungere una certa dimensione nel mercato dei servizi finanziari richiede investimenti significativi.
È proprio nei costi della scalabilità che può leggersi un altro trend emergente nel futuro prossimo del p2p lending. Il 2019 può essere l’anno in cui, anche in Italia, si sviluppano forme di collaborazione con banche e operatori finanziari tradizionali. Da un lato, le start-up devono sostenere costi di acquisizione dei clienti troppo elevati rispetto ai volumi ma sono in grado di offrire soluzioni agili e veloci e un prodotto ritagliato intorno alle esigenze del cliente. Dall'altro, le banche tradizionali, grazie a brand storici e riconoscibili, possono contare su un’ampia base clienti ma fanno fatica a cavalcare l’innovazione. I punti di forza e debolezza di banche e fintech sono dunque complementari e possono essere reciprocamente sfruttati a beneficio di entrambi.
Secondo una rilevazione condotta da ABI Lab, il laboratorio tecnologico dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), il 63,3% delle banche operanti in Italia lavora in una logica di partnership strategica con aziende fintech per la realizzazione di nuovi servizi. Infine, tra le sfide che attendono il settore non si può non menzionare l’uso della tecnologia per ottimizzare i processi e rendere ancora più apprezzabile l’esperienza cliente. Big data, machine learning, blockchain sono tutte tecnologie dal potenziale illimitato che possono avere un impatto importante sull’attività di valutazione del merito creditizio, erogazione di finanziamenti e rilevamento delle frodi.